Impugnare un atto si può, basta sapere come muoversi.
Qualunque atto è impugnabile da parte del contribuente, presentando ricorso al Giudice competente. E con altissime probabilità di successo come ricorda lo stesso Ministero delle Finanze: nel contenzioso con il Fisco una volta su due il cittadino ha la meglio, riuscendo ad annullare parzialmente o in toto il suo debito.
Ma qui sta il punto. Per avere chance di successo è necessario che l’opposizione sia inattaccabile sotto l’aspetto tecnico/giuridico.
Ti occorre quindi l’occhio clinico di un esperto professionista del settore, che possa aiutarti a valutare la tua posizione debitoria e studiare la migliore strategia di difesa.
Cos’è e cosa fare per difendersi da un avviso di accertamento?
Innanzitutto cominciamo col dire che con il 2022 Agenzia delle Entrate è tornata all’attacco. La tregua con il Fisco in vigore durante il Covid è solo un ricordo e già a partire da gennaio l’attività di accertamento si è riposizionata sui livelli del 2019, e probabilmente punterà ancora più in alto.
A qualsiasi imprenditore può accadere di essere sottoposto a verifica fiscale. La conseguenza? Recentemente il Legislatore ha introdotto l’invito a comparire (scopri quando l’invito a comparire è “abusivo”) come passaggio obbligato prima dell’invio dell avviso di accertamento, atto conclusivo del procedimento di controllo della posizione fiscale del contribuente.
In esso sono contenute le ragioni che hanno indotto il fisco a contestare una presunta “evasione”, oltre naturalmente l’intimazione ad adempiere al pagamento degli importi indicati entro i termini previsti dalla legge.
La somma richiesta comprende il “quantum” non pagato, con gli interessi e la relativa sanzione; quest’ultima è estremamente afflittiva essendo, di regola, pari ad almeno il 90% della maggiore imposta accertata.
Avviso di accertamento, atto impositivo “discrezionale”
L avviso di accertamento è un atto impositivo che tuttavia può non significare nulla e dal quale è possibile difendersi.
Infatti siamo infatti in presenza di una contestazione del tutto “discrezionale” da parte dello Stato contro la quale, per fortuna, l’imprenditore ha tutti gli strumenti per difendersi.
Questo è il momento per muoversi. Come? Verificando attentamente, con l’aiuto del professionista, la legittimità o la presenza di errori formali e sostanziali dell’avviso di accertamento, in grado di inficiare la validità stessa dell’atto. Quali sono i più ricorrenti?
Quali sono i più ricorrenti? Te lo spieghiamo in modo chiaro in questo video
Dall’accertamento all’esecuzione forzata il passo è breve
È adesso è il momento di agire.
Starsene alle finestra in attesa degli eventi è infatti un’opzione molto pericolosa. Dalla fase di accertamento all’esecuzione forzata (pignoramenti, espropriazioni mobiliari e immobiliari…) il passo è breve e il passaggio da Agenzia delle Entrate a ex Equitalia potrebbe avvenire anche senza ulteriore notifica di un avviso o intimazione di pagamento.
Come fare allora? Prima di tutto, è necessario capire se l’avviso che ti è stato notificato si basa su fondati motivi.
È un passaggio fondamentale: capire se la motivazione contenuta nell’avviso risulti “illogica” o “insufficiente”, o addirittura manchi del tutto, può ribaltare l’esito della partita.
Posso assicurarti, a noi è capitato centinaia di volte, che un ricorso presentato nel modo giusto può portare al parziale o totale annullamento di quell’avviso.
Mai arrendersi prima di giocare la partita per intero
Siamo certi di averti convinto su almeno un punto.
La partita col Fisco finisce quando l’avrai giocata sino in fondo.
Ma va giocata, sempre. Arrendersi e pagare non è mai la scelta migliore e sai perché? Anche il Fisco commette errori e tu devi essere pronto a intercettarli e mettere in campo la strategia difensiva.
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